(I nomi dei protagonisti sono inventati ma… molte famiglie che hanno accolto un bambino bielorusso si possono ritrovare in questo racconto)
La famiglia Rossi è composta da papà Marco, mamma Maria e due figli, Martina di 10 e Pietro di 7 anni, Marco e Maria lavorano entrambi, i figli frequentano la scuola elementare del quartiere, e nel tempo libero fanno sport Martina Atletica e Pietro Calcio, la vita famigliare scorre abbastanza serenamente tra le gioie e le fatiche che le giornate della vita riserbano ma in fondo è una famiglia felice.
Da tempo i due genitori stanno pensando all'opportunità di accogliere bambini in affido, è un sogno maturato già all'inizio della loro vita di coppia quando incontrando altre famiglie che avevano fatto questa esperienza, avevano convenuto quanto una famiglia aperta potesse completare l'esperienza dell'essere genitore, e dell'essere fratelli/sorelle per i propri figli/e oltre alla possibilità poi di dare il calore e la sicurezza di una famiglia a chi non ne ha ricevuto abbastanza o affatto.
I tempi però non sembrano mai essere maturi, tanti, troppi impegni: il lavoro, seguire i figli nella scuola, gli allenamenti, le gare e tutto ciò che ne consegue, come possibile liberare tempo per accogliere un altro bimbo? E poi un bimbo in affido richiede tempo ed energie per integrarsi nella famiglia e potrebbe rompere un equilibrio familiare raggiunto con fatica. E quindi ogni volta che l'argomento viene a galla, la decisione comune è quella di soprassedere.
Un giorno al parco giochi Maria incontra un'amica che sta accarezzando un bambino decisamente biondo e con gli occhi azzurrissimi, che non è certo suo figlio. L'amica le racconta che da una settimana sta ospitando un bambino bielorusso per una vacanza terapeutica, proviene da una zona ancora contaminata dall'esplosione della centrale nucleare di Chernobyl. E si fermerà un mese con loro. Vedendo come il bambino gioca con i figli dell'amica e come si lascia accarezzare dall'amica, Maria si incuriosisce approfondisce gli aspetti dell'esperienza dell'amica, si informa sulle modalità per accedere a questo affido temporaneo.
Scopre dall'ente che gestisce questo tipo di accoglienze che è un’esperienza molto bella che però richiede un impegno ad accogliere per tre anni, si richiede poi alla famiglia che accoglie una certa preparazione ed in particolare un buon livello di resilienza perché i bambini che arrivano non parlano Italiano ed hanno una cultura molto diversa venendo principalmente da zone rurali. Maria ne parla con Marco, dal punto di vista economico non ci sono problemi, ma sono tanti i dubbi che li attanagliano nell'ospitare un bambino straniero. Infine, decidono di provarci, un mese all'anno per tre anni può essere un buon banco di prova per il loro sogno; quindi, decidono di parlarne ai bambini che alla notizia reagiscono con molto entusiasmo; pertanto, si candidano come famiglia affidataria per la vacanza terapeutica.
Superato l'iter di verifica che vi siano tutte le condizioni per accogliere un bambino straniero, gli viene detto che alla loro famiglia è stato assegnato Igor, un bambino di 8 anni, che arriverà all'inizio del prossimo mese. Inizia l'attesa spasmodica, sono tante le domande: che viso avrà? Sarà esile o corpulento? Quali sono i cibi che preferirà, e quali i suoi giochi preferiti? Come faremo a comunicare con lui? Sarà timido o estroverso? Calmo o monello? Come faremo a rompere il ghiaccio? E se piangesse perché gli manca la mamma? Se si dovesse far male? Se rubasse i miei giochi? E se mi facesse i dispetti? Ma ormai il dado è tratto Igor domani sarà con noi.
Ecco Igor è un bellissimo bambino minuto per la sua età, biondo con occhi verdi, è molto impaurito, Marco e Maria lo abbracciano, Martina e Pietro lo circondano di attenzioni tutti sfoderano il miglior sorriso, ma non sanno cosa dire, il bambino se ne sta zitto, in disparte e li segue verso casa. Entrando in casa, il bambino si guarda intorno tra sorpresa e paura, Maria cerca di metterlo a suo agio offrendogli un dolcetto, e facendolo accomodare, Pietro va a prendere una macchinina e gliela porta, lui la prende ma rimane zitto, non resta che andare a tavola, per l'occasione Maria ha preparato la pizza, ma con sorpresa lui non la vuole mangiare, rimane zitto e chiede di alzarsi, Martina prende una mela dal colore rosso intenso e gliela porge e lui si risiede ed inizia ad addentare quella bella mela. A tavola Marco e Maria si chiedono cosa possono fare per metterlo a suo agio, versano la coca cola, un pezzo di formaggio, un gelato Ma lui preferisce mangiare la sua mela.
Ad un tratto Igor si alza prende la sua piccola valigia, la apre e toglie un piccolo dono per la famiglia da parte dei genitori in Bielorussia, Pietro applaude e tutti lo seguono e Igor inizia a sorridere, e chiede se può mangiare il gelato. Il ghiaccio è rotto! Finito il pranzo Pietro invita Igor nella sua stanzetta e apre il suo gioco preferito, la fattoria, Igor spalanca gli occhi non gli sembra vero, e si getta a guardare ogni singolo animale lo fa muovere saltare, anche Martina si unisce, Igor ora è felice, e gioca con Pietro e Martina.
E l'ora della nanna, Maria mette il pigiama ad Igor, Marco, Pietro e Martina lo salutano, Igor ha gli occhi lucidi, la nostalgia di casa lo prende, Maria lo stringe a sé, gli dà un bacio e gli rimbocca le coperte, fa per andarsene ma Igor le stringe la mano, e Maria si ferma un po' con lui e poi prende un cavallino di peluche e glielo mette tra le braccia, Igor lo stringe forte a se, sorride e si addormenta. Una sensazione di calore scalda tutta la famiglia Rossi.
Nei giorni successivi, Igor prende pian piano confidenza impara a fidarsi, impara rapidamente i vocaboli italiani assaggia i cibi che non conosce, ad adeguarsi alle nuove abitudini a prendere il suo spazio nella casa e nel cuore di ciascun componente della famiglia Rossi. Ma iniziano anche le prime incomprensioni, le regole della casa: alcune incomprensibili per la sua cultura, i piccoli grandi litigi con Pietro e Martina, le difficolta nelle relazioni con ciascun componente, il testare i limiti; presto Marco e Maria si rendono conto che c'un bambino in più da educare, e tutta la famiglia ha nuovi equilibri da trovare, perché Igor c’è, ha bisogno del suo spazio e di esprimere la sua personalità
Un mese è passato è ora di salutare Igor che torna alla sua casa in Bielorussia, Igor è un po' malinconico, combattuto tra due sentimenti: la voglia di rivedere la propria famiglia lontana da diverse settimane e la malinconia di dover tornare e lasciare la famiglia italiana; la famiglia Rossi deve salutare l’ormai piccolo/grande componente della famiglia ed al conseguente vuoto che rimarrà. È il momento in cui si consolida l’amicizia: la malinconia lascia spazio alla tenerezza, entrambi questi sentimenti danno la misura del legame che si è creato, è sorprendente come questi sentimenti si facciano spontaneamente largo anche in Marco apparentemente più forte e distante.
Maria e Marco, a distanza di qualche settimana, ripensano a questa esperienza, il bilancio è decisamente positivo, non si vede l'ora che Igor ritorni il prossimo anno. Quanto sono lontane le loro preoccupazioni iniziali e quanto la gioia condivisa abbia di gran lunga superato le fatiche: ogni sforzo: economico, nervoso, fisico richiesto per la convivenza con il piccolo Igor, è ripagato dalle tante immagini positive che restano nelle menti e nei cuori di tutti i componenti della famiglia. Maria e Marco hanno la netta sensazione di aver dato vita a qualcosa di nuovo, di avere aperto una strada, non sanno dove questa strada porterà ma son entrambi sicuri che sarà bellissimo percorrerla