Grazie a tutte e a ciascuna delle famiglie che hanno fatto e fanno esperienza di accoglienza, per aver creduto in questo progetto, per avere aperto le porte della loro casa e donato momenti di felicità e speranza a tanti bambini.
La speranza e la fiducia sono le ali della vita.
Di seguito alcune testimonianze delle famiglie che hanno accolto
Sara
La nostra famiglia dal 2006 vive la bellissima esperienza di ospitare un bambino/a bielorusso nel mese di settembre. Nella nostra casa sono passati 5 bellissimi bambini e ognuno di loro ha riempito la nostra casa di gioia e di dolcezza.
Quest’anno ne abbiamo ospitati 2, è stato sicuramente più faticoso perché se raddoppiano le gioie, raddoppiano anche le ansie e le cose da fare. Due bambini a dir poco “vulcanici” con loro non ci siamo certo annoiati. Si svegliavano carichi di energia e si spegnevano solo quando toccavano il cuscino.Tutti i giorni dal lunedì al venerdì sono andati a scuola, in oratorio, aspettando con ansia il martedì per andare in piscina e il mercoledì perché era giorno di gita. Alle 16.30, quando la scuola era finita, non siamo quasi mai tornati a casa subito, la loro richiesta era sempre quella di andare al parco a giocare dove sapevano che avrebbero ritrovato i loro compagni perché molte mamme prima di andare a casa facevano la puntatina al “park”.
Sono state sei settimane di intensa convivenza, è un periodo sufficientemente lungo per sperimentare il cambiamento della routine quotidiana,sia della famiglia che dei bambini; questo è uno degli aspetti più faticosi ma anche più positivi di questa esperienza perché è ciò che lascia un segno in ciascuno di noi. E’ impossibile non mettersi in gioco, vivere le piccole paure e incomprensioni che nascono dalla condivisione della vita quotidianee sperimentare la gioia di superare le fatiche e scoprire quanto è bello condividere il tempo e la vita con i piccoli ospiti.
I primi giorni di convivenza per i bambini sono quelli della scoperta:la scoperta della casa, dei giochi, dei ritmie abitudini familiariedel cibo. E’un misto di entusiasmo e di diffidenza: entusiasmo perché molti aspetti della nostra vita occidentale sono nuovi e accattivanti per loro, diffidenza per il dover adattarsi ad un cibo diverso a nuove abitudini(in particolare rispetto all’igiene personale), per una lingua che non comprendono e che all’inizio è un ostacolo: è brutto non riuscire a comunicare, può succedere che i bambini si sentano soli, spaesati e tristi, il fatto di avere avuto due bambini quest’anno ha facilitato molto questo aspetto e contribuito ad un sereno inserimento.
Nelle settimane successive i bambini imparano abbastanza rapidamente ad adattarsi alla nuova situazione: imparano a comunicare, trovano i loro spazi sia nella casa che nei cuori dei componenti della famiglia, ed imparano a superare le piccole fatiche e ad apprezzare cibo e abitudini di casa.
L’entusiasmo, legato alla scoperta delle mille cose accattivanti presenti nelle nostre case, lascia presto lo spazio all’entusiasmo nel poter costruire relazioni con i diversi componenti della famiglia: il sentirsi accolti e l’accogliere, si crea complicità, le difficoltà legate alla lingua svaniscono, si imparano a leggere gli sguardi gli atteggiamenti, i caratteri. Le emozioni sono altalenanti: si passa dalla gioia di sentirsi in sintonia e parte della famiglia alla delusione per le incomprensioni che possono nascere con questo o quel componente della famiglia quando ciascuno mette alla prova i limiti dell’altro; il tutto però si svolge a misura di bambino, sentimenti come il rancore e la rabbia non trovano spazio, il sorriso ritorna non appena si ricomincia a giocare o fare qualcosa insieme.
La parte finale della convivenza ha un sapore un po’ malinconico; i bambini sono presi da due sentimenti: la voglia di rivedere la propria famiglia lontana da diverse settimane e la malinconia di dover tornare e lasciare la famiglia Italiana; la famiglia deve prepararsi a salutare l’ormai piccolo/grande componente della famiglia ed al conseguente vuoto che rimarrà.
È il momento in cui si consolida l’amicizia: la malinconia lascia spazio alla tenerezza, entrambi questi sentimenti danno la misura del legame che si è creato, è sorprendente come questi sentimenti si facciano spontaneamente largo anche nelle persone apparentemente più forti o meno coinvolte.
In sei settimane abbiamo percorso uno spaccato di vita autentico dove si condensano emozioni che nella normale routine si spezzettano nei mesi e negli anni. Anche quest’anno il bilancio è stato ampiamente positivo, la gioia condivisa ha superato di gran lunga la fatica, ogni sforzo: economico, nervoso, fisico richiesto per instaurare la convivenza, è ripagato dalle immagini buone che restano nelle nostre menti e nei nostri cuori e dalla sensazione di aver dato vita a qualcosa di nuovo, di avere aperto una strada, non sappiamo dove porterà ma sappiamo che sarà bellissimo percorrerla.
Cristian, Bruna e Nicolò
Siamo una famiglia che abita al Villaggio degli Sposi e quest’anno abbiamo accolto per la seconda volta Vlad, un bimbo bielorusso.
All’inizio ci siamo avvicinati a questa avventura per far provare questa esperienza a nostro figlio Nicolò e fargli capire che al mondo ci sono bambini meno fortunati di lui che hanno bisogno del nostro aiuto, ma poi abbiamo capito che è stata un’avventura bellissima per tutta la famiglia.
Lo scorso anno eravamo molto emozionati, non sapevamo cosa aspettarci. Poi è arrivato Vlad un bimbo timido, ma molto educato, con abitudini e gusti molto diversi dai nostri. Lui però si è adattato subito, è sempre stato allegro e felice di dormire in camera con Nicolò.
Quest’anno quando è tornato per la seconda volta sembrava non fossemai partito, si ricordava tante parole in italiano, ci capiva e si faceva capire benissimo.
Abbiamo vissuto questo bellissimo periodo facendo tante gite divertenti edistruttive, lui era emozionatissimo. Gli abbiamo preparato un album fotografico pieno di ricordi, emozioni e amore. Possiamo dire che è diventato uno di famiglia.Il giorno della sua partenza è stato un momento durissimo per noi, ma vederlo contento di tornare dalla sua famiglia ci ha emozionato.
Non vediamo l’ora che torni l’anno prossimo che purtroppo sarà l’ultimo per lui.
Noi abbiamo sicuramente dato e ricevuto moltissimo, speriamo che altre famiglie si regalino questa bella esperienza.
Francesca
Anche quest’anno, il mese di Settembre è stato un periodo particolare per la nostra famiglia perché abbiamo accolto Svieta.
Era la seconda volta che veniva in Italia ed era quindi molto più serena dell’anno scorso, aveva meno nostalgia dei suoi genitori e nonostante il suo carattere molto introverso si è subito inserita nella nostra famiglia legandosi in modo particolare alla mia figlia maggiore.
Invece di parlarvi della bella esperienza trascorsa, magari a volte faticosa ma sicuramente arricchente per la nostra famiglia, in particolare per le mie figliel vorrei scrivervi di un dubbio che quest’anno, nonostante sia l’ottava volta che stiamo vivendo questa esperienza, ci è sovvenuto più volte, magari sollecitato da provocazioni di colleghi e conoscenti.
Il dubbio è se è stato giusto far vivere a Svieta un’esperienza del genere, fare gite,prenderle regali, coccolarla, curarla e anche viziarla un po’ sapendo che poi doveva tornare in una realtà diversa, in una casa senza i servizi igienici in casa, in una situazione di povertà....
Non lo sappiamo, sappiamo solo che è stato giusto che Svieta sia venuta in Italia per un soggiorno terapeutico che le ha abbassato il livello di Cesio nel sangue, diminuendo così la probabilità di future malattie, è stato giusto averle messo gli occhiali, è stato giusto averle sistemato i denti che le provocavano grossi problemi mentre mangiava,.. ed è stato giusto averle fatto vedere un mondo a colori!!!!
Speriamo che questo non sia motivo di frustrazione quando sarà in Bielorussia.Lei, pur dispiaciuta di lasciare noi e l’Italia, era chiaramente contenta di tornare a casa dalla sua famiglia e quindi ci auguriamo che fra qualche anno il ricordo di questi mesi possa essere dolce e piacevole e di sprono per cercare, se possibile, un futuro migliore.
Marcella
Ho iniziato quest' anno questa nuova avventura, con un po'di ansia e anche con qualche dubbio.
Il sorriso contagioso della bambina che ho ospitato ha però aiutato me e la mia famiglia a vivere queste giornate con serenità.
E' stata un’esperienza impegnativa ma sicuramente positiva che ci ha regalato tanti momenti di allegria e tanti altri di commozione
Gabriella e Giancarlo
“Non trattenermi
A te, che mi porti nel paese del sole e dei monti rosa,
del mare che sana e come un figlio m’accogli,
io dico: amami, ma non più della mia terra, non più di mia madre, mio padre, della mia gente.
Mostrami pure che c’è un altro mondo, ma fa che io non dimentichi il mio.
Donami il tuo sorriso, ma non spegnere i miei cieli,
non cancellare i miei dolcissimi mari di neve.
La mia vita e la mia libertà sono camminare là dove sono spuntato come fiore di fumo.
Insegnami a resistere, a non tradire il mio sangue ed io ti amerò come è giusto che ti ami.”
Non sono parole nostre ma sono arrivate al cuore ed hanno dato un senso all’espressione e al sorriso di Iryna quanto è partita.
Saranno un aiuto per colmare le distanze che ci separano.